Il senatore Vito Crimi, recentemente nominato sottosegretario all’informazione ed editoria, ha risposto velocemente alle prime domande dei giornalisti sulle sue intenzioni:
“Sapete che è sempre stato uno dei nostri cavalli di battaglia quello della revisione del finanziamento pubblico ai giornali: su quello ovviamente punteremo. Non è nel contratto nel governo, però, è sempre stato uno dei punti di partenza, ci ragioneremo adesso”.
“Ci confronteremo con voi della stampa e con tutti gli operatori del settore. Il mio è un incarico istituzionale, è come tale cercheremo di capire effettivamente come stanno le cose e i temi da affrontare”.
Ad una prima lettura, sembrano dichiarazioni prudenti e costruttive. Prudenti perché era chiaro a tutti il programma del movimento 5 stelle sull’editoria, cioè l’abrogazione di ogni forma di contribuzione pubblica. Il neo sottosegretario non ha detto questo, ma ha parlato di revisione del finanziamento e ha precisato che questo punto non è nel contratto di governo.
Costruttive perché la sua intenzione è quella di confrontarsi con il settore, cercando di capirne lo stato e le necessità degli operatori.
L’USPI è, naturalmente, a disposizione del senatore Crimi, pienamente disponibile al confronto, anche sulla scorta di quanto emerso dalle dichiarazioni del segretario della FNSI, Raffaele Lorusso, sulla reale entità e sui destinatari di quello che rimane del contributo pubblico. Dichiarazioni che l’USPI condivide in pieno.
«Più che una battaglia, la revisione del finanziamento pubblico ai giornali è soltanto uno slogan. Per la semplice ragione che gli unici finanziamenti oggi riconosciuti ai giornali riguardano periodici e quotidiani no profit o editi da cooperative a diffusione prevalentemente locale». Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso risponde così alle prime dichiarazione del senatore Vito Crimi dopo il giuramento da sottosegretario.
«Se l’idea del neosottosegretario con delega all’editoria, al quale vanno gli auguri di buon lavoro, è quella di accanirsi contro piccole realtà editoriali, che spesso rappresentano l’unica voce dei territori, siamo di fronte a un’inutile esibizione muscolare. L’unico risultato sarà quello di assestare un colpo mortale al pluralismo dell’informazione, all’occupazione e al diritto dei cittadini ad essere informati, quindi all’articolo 21 della Costituzione», incalza Lorusso.
«Se invece la volontà del neosottosegretario è quella di aprire una fase di confronto su tutte le criticità del settore – conclude il segretario generale – la Federazione nazionale della Stampa italiana è pronta da subito a ragionare di riforma dell’editoria, partendo dai temi del lavoro regolare e del contrasto al precariato nel settore dell’informazione, sui quali nessuna risposta soddisfacente è arrivata dal precedente governo».
Ma il sottosegretario si renderà molto presto conto di quante importanti questioni dovranno essere affrontate nell’immediato. A partire dall’avvio, finalmente, del credito di imposta sulla pubblicità incrementale, del nuovo sistema di contributi, della rideterminazione delle tariffe postali, per riferirci solamente al settore dei giornali cartacei e digitali. Bisognerà completare la definizione di giornale online, ampliandola anche ai periodici, per realizzare la completa parificazione della stampa digitale a quella cartacea. Ricordiamo che l’emendamento alla legge 198/2016 che portò alla definizione di quotidiano online provenne proprio dal movimento 5 stelle.
Tanti punti nell’agenda del nuovo sottosegretario, al quale auguriamo di cuore buon lavoro, nella consapevolezza che potrà avvalersi di un Dipartimento Editoria veramente qualificato e capace, oltre che del nostro contributo di proposte che non faremo mai mancare.
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Vito Crimi
Alle elezioni del 2013 viene eletto senatore nella circoscrizione Lombardia, e dal 19 marzo al 16 giugno è presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle al Senato.
Viene rieletto senatore alle elezioni politiche del 2018 e il 12 giugno diventa Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’editoria nel Governo Conte di 5 Stelle e Lega.