Ricostruzione di un Neanderthal

Il Dna più antico mai sequenziato proviene dai resti di Sima de los Huesos, ad Atapuerca in Spagna, appartenenti a 28 individui vissuti all’incirca 400 mila anni fa.

Questa forma umana fisicamente simile a Heidelbergesis, con linee estetiche ante-neanderthaliane, si è rivelata geneticamente vicina all’Homo di Denisova. I denisoviani si sono separati dalla linea dei Neanderthal tra i 470 mila e i 190 mila anni fa, anche se come visto tra le specie ci sono stati accoppiamenti.I Sapiens, invece, si sono staccati circa 500 mila anni fa dalla linea che poi ha portato ai neanderthaliani e ai denisoviani. Secondo una nuovissima ricerca, la transizione vera e propria tra specie arcaiche e Homo sapiens iniziò a svilupparsi fra 350 e 260 mila anni fa, come provano i genomi di sette individui vissuti in Africa meridionale, nella regione del KwaZulu-Natal, tre risalenti a 1800-2300 anni fa e quattro più recenti vissuti 300-500 anni fa. Ma non è finita: dalle analisi del genoma di tre popolazioni africane, fra le più ancestrali del mondo, pare chiaro l’incrocio con un tipo umano ancora da scoprire, che si è separato dall’antenato comune circa 1,2 milioni di anni fa. I Sapiens rimasti nel “continente nero” si sono uniti a questi uomini arcaici, che hanno fornito circa il 10 per cento del Dna ai moderni africani.

 

L’analisi del Dna mitocondriale di un femore neanderthaliano, rinvenuto nella grotta di Hohlenstein-Stadel in Germania e risalente a circa 124 mila anni fa, ha messo in evidenza che un gruppo di ominini provenienti dall’Africa, strettamente imparentati con l’umanità anatomicamente moderna, giunse in Europa circa 270 mila anni fa, mescolandosi con i Neanderthal. Quindi un’ibridazione assai più antica rispetto a quelle già note tra i primi Sapiens e i nostri cugini scomparsi: grazie a precedenti analisi genetiche, si sapeva infatti che l’ibridazione tra i nostri antenati e i Neanderthal è avvenuta in altre due occasioni, nell’area mediorientale durante il Paleolitico medio, subito dopo la fuoriuscita del Sapiens dall’Africa, intorno a 100 mila anni fa, e durante il percorso a ritroso che dal nord dell’India ha riportato i Sapiens in Medio Oriente, Magreb ed Europa, all’alba del Paleolitico superiore, generalmente si ritiene a partire da 45 mila anni fa. I Sapiens entrati nel Vecchio continente erano figli di questa seconda ibridazione, poi proseguita durante un numero imprecisato di millenni di coabitazione. Di recente sono arrivate delle novità: si riteneva che l’1,5-2,1 per cento del Dna delle attuali popolazioni che vivono fuori dall’Africa fosse di origine Neanderthal, con una percentuale leggermente più alta tra gli asiatici orientali che tra gli europei. Nuove stime hanno aggiornato il dato a 1,8 - 2,6 per cento. Naturalmente anche nel Dna dei Neanderthal erano presenti geni Sapiens.

 

 

Ogni uomo moderno che ha un pezzetto del Dna neanderthaliano non necessariamente ha lo stesso pezzo ereditato dai suoi contemporanei, nel complesso, infatti, è sopravvissuto sparpagliato nel Dna moderno ben il 30 per cento del genoma neanderthaliano. Neanderthal e Sapiens vivevano insieme all’uomo di Denisova, del quale sappiamo ancora molto poco: per ora, ci restano i frammenti ossei di quattro individui, ritrovati in Siberia, databili intorno ai 40 mila anni fa. Abbiamo tuttavia potuto analizzare il suo genoma. Lo 0,2 per cento dei genomi delle popolazioni dell’Asia continentale e dei nativi americani è di origine denisoviana, che diventa 4-6 per cento nelle popolazioni aborigene dell’Oceania, dalla Papua Nuova Guinea all’Australia. I Neanderthal, inoltre, hanno contribuito almeno per lo 0,5 per cento al genoma dei denisoviani. Questi ultimi differiscono dai primi perché una piccola percentuale del loro genoma, variabile tra il 2,7 e il 5,8 per cento, è derivata da un gruppo di ominini misteriosi. Un recente studio sul genoma dei Neanderthal e dei Denisova ha evidenziato le tracce di un’altra popolazione più arcaica, per ora sconosciuta, che sarebbe vissuta tra Europa e Asia nel Paleolitico medio, forse l’Erectus o l’Heidelbergensis.

Ricostruzione di Homo heidelbergensis

Il Dna più antico mai sequenziato proviene dai resti di Sima de los Huesos, ad Atapuerca in Spagna, appartenenti a 28 individui vissuti all’incirca 400 mila anni fa. Questa forma umana fisicamente simile a Heidelbergesis, con linee estetiche ante-neanderthaliane, si è rivelata geneticamente vicina all’Homo di Denisova. I denisoviani si sono separati dalla linea dei Neanderthal tra i 470 mila e i 190 mila anni fa, anche se come visto tra le specie ci sono stati accoppiamenti. I Sapiens, invece, si sono staccati circa 500 mila anni fa dalla linea che poi ha portato ai neanderthaliani e ai denisoviani. Secondo una nuovissima ricerca, la transizione vera e propria tra specie arcaiche e Homo sapiens iniziò a svilupparsi fra 350 e 260 mila anni fa, come provano i genomi di sette individui vissuti in Africa meridionale, nella regione del KwaZulu-Natal, tre risalenti a 1800-2300 anni fa e quattro più recenti vissuti 300-500 anni fa. Ma non è finita: dalle analisi del genoma di tre popolazioni africane, fra le più ancestrali del mondo, pare chiaro l’incrocio con un tipo umano ancora da scoprire, che si è separato dall’antenato comune circa 1,2 milioni di anni fa. I Sapiens rimasti nel “continente nero” si sono uniti a questi uomini arcaici, che hanno fornito circa il 10 per cento del Dna ai moderni africani.