Schede mostra
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I sikh: identità di un popolo.
I primi Sikh arrivano in provincia di Latina nei primi anni Ottanta e nell’arco di 10 anni, da poche singole unità arrivano a contare molte migliaia di presenze dislocate preferibilmente nelle aree a vocazione agricola. Come i primi coloni italiani provenienti dal Veneto così anche i Sikh danno un contributo fondamentale alla crescita economica della provincia. Si e in tal modo creato un nuovo tessuto urbano in cui le due comunità, pur nelle mille contradizioni e difficoltà, tipico di ogni fenomeno di immigrazione, stanno elaborando un modello di integrazione sociale e culturale. La mostra è un viaggio attraverso la religione Sikh. Ultima grande religione monoteistica. Un viaggio attraverso i ritratti dei dieci guru del Sikkismo, correlati da pannelli didattici che aiutano il visitatore a comprendere le grandi affinità tra il sikkismo e le religione abramitiche, in particolar modo con l’ebraismo e l’islam.
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Mediterraneo: ponte o abisso
Mostra di Luciano Bonetti
Una mostra di Luciano Bonetti in cui l’ autore si confronta con il complesso fenomeno dell’immigrazione. Le sue opere, “Ritratti nel Mediterraneo”
(oli su tela)illustrano il drammatico fenomeno dei migranti che decidono di attraversare il mediterraneo: “ho voluto proprio scrivere nel mare, cioè dentro, dove tutti diventano uguali, tutti lottano per sopravvivere e tanti non riescono. Ho ripetuto il titolo in italiano, inglese, spagnolo, greco, araba, perché di questa tragedia siamo tutti attori a nord e sud.”
Luciano Bonetti nasce nel 1946 a Varese ed è a Varese che si svolge gran parte della sua vita: Scuola, lavoro, incontri, passioni. La sua famiglia era proprietaria di un locale nel centro storico della città: il Bar Bonetti. Crocevia di figure interessanti e punto di incontro per molti artisti conosciuti e amati dagli estimatori locali, ha attivamente influenzato la sua formazione. Vivere quella dimensione e sentirsi parte di un circuito fatto di personaggi, idee, aspirazioni ed ispirazioni, lo ha spinto da sempre al confronto con coloro che potevano indicargli la via cercando però al contempo il “suo” modo di dipingere.
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Ci divide solo il mare ci unisce un unico cielo
Mostra fotografica di Giorgio de Cammillis
Volti Italiani – Uguali Diversi” è un percorso di mostre fotografiche sul tema complesso quanto attuale dell’arrivo di nuovi popoli in un' Italia, che sta cambiando radicalmente, diventando un paese nuovo, dinamico, multirazziale. La mostra fotografica, ideata da Giorgio de Camillis, verte su un concept che mette in evidenza un aspetto fondamentale: la diversità e allo stesso tempo l’uguaglianza in questa “nuova generazione di italiani”, nostri concittadini a tutti gli effetti. Un emozionante racconto per immagini e testimonianze - circa 50 fotografie in bianco e nero e a colori - alla scoperta di questo nuovo significato del termine “italiani” che non vuole essere inteso come la somma di identità puramente accostate ma definisce una nuova comunità di persone che, con tradizioni culturali, religiose e persino psicologiche differenti, sta scoprendo il piacere dello “stare insieme”, trasformando significativamente la realtà di ogni giorno.
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Africa on my mind
dell’artista sudanese Fayez Osman
Fayez Osman dice di sé: “Le imprevedibili trame del destino mi hanno catapultato, tanti anni orsono, dalle sabbie dorate del deserto sudanese ai sampietrini statici e vissuti della capitale romana. Qui mi stabilisco e qui si susseguono con gli anni gli eventi della mia vita.”
Nelle opere di Osman prendono vita su tela i ricordi del suo paese, con i suoi colori vivaci, gli odoro speziati, le strade polverose, i mercati affollati, ritrovando la sua Africa.
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Presentazione del libro
Alfabeto arabo – persiano
Giuseppe Cassini
Ambasciatore onorario, Belgio, Algeria, Nazioni Unite, Algeria
Wasim Dahmash
docente di lingua e letteratura araba Università di Roma La Sapienza
Partendo da 61 parole chiave, ciascuna delle quali rappresentano un aspetto saliente della cultura araba. Un percorso attraverso l’islam e i paesi della mezzaluna fertile rivolto sia agli italiani che ai mussulmani residenti in Italia. Un testo che vuole restituire una lingua non confiscata dal potere religioso.
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Madre MEDITERRANEA
IN COLLABORAZIONE CON:
Il Tavolo interreligioso del Comune di Roma African People News ONG
DAL 12 SETTEMBRE 2018 AL 24 OTTOBRE 2018
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MADRE MEDITERRANEA In collaborazione con:
Il Tavolo interreligioso del Comune di Roma African People News ONG
Tutta l’Europa è concentrata sulla questione migranti , uno dei temi più sensibili e controversi degli ultimi anni. Tema profondamente divisivo dal quale emergono posizioni radicalmente contrastanti anche per le diverse matrici culturali che convivono nell’Europa attuale.
I social network sono diventati il Vaso di Pandora, il Circo mediatico e allo stesso tempo lo sfogatoio di vecchi rancori, ingiustizie e difformità di trattamento che stanno scatenando un grave fenomeno di regressione sociale e soprattutto valoriale in dissonanza con lo spirito cristiano e umanistico nell’accezione culturale del termine che caratterizza l’Italia e solo l’Italia rispetto agli altri Paesi europei. La grande combinazione di spirito rinascimentale con l’uomo al centro della scena corroborata dalla tradizione cristiano cattolica è l’apice della civiltà occidentale che noi abbiamo l’onore e l’onere di rappresentare.
I clamori digitali, la crisi e una società globale portatrice di ben altri contenuti cercano di distrarci dal nostro cammino così speciale e unico nel mondo moderno.
Per destino e storia Roma è la culla di questo pensiero, di questo tracciato che non può e non deve andare perduto ricordandoci altri che
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questa città è un esempio plurimillenario di melting pot di ineguagliata interculturalità.
A tal fine Cappella Orsini lab ha ritenuto opportuno creare un’agorà di confronto pacata e priva di prese di posizione in cui una serie di mostre promosse da soggetti altamente rappresentativi dei nostri valori siano l’habitat in cui vengano fatti degli approfondimenti sui alcuni dei vari temi di cui è costituito il complesso fenomeno delle migrazioni moderne. Questa iniziativa ha quindi principalmente la funzione di dare una risposta qualificata e trasparente all’interno dei social media che moderi i termini e generi desiderio di condivisione infatti oltre alle mostre verranno studiate delle video clip concepite per la condivisione sui social.
Per aumentare l’efficacia del progetto è importante considerare l’elemento della tempestività come un fattore accrescitivo dal punto di vista dei risultati: il periodo previsto è infatti dal 12 settembre al 24 ottobre 2018 eventualmente posticipabile per motivi organizzativi.
La successione di progetti brevi ma incisivi e diversi tra di loro consentirà di realizzare una sorta di effetto fuoco d’artificio sui social con un effetto assimilabile ad una terapia d’urto che, alla fine della stagione degli sbarchi, induca alla moderazione e ad una riflessione in cui all’emotività si sostituisca il desiderio di approfondimento.
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Le mostre:
- Ci divide solo il mare ci unisce un unico cielo
Mostra fotografica di Giorgio de Camillis
- Africa on my mind
Mostra di dipinti dell’artista sudanese Fayez Osman
- Sikh : Identità di un popolo
Mostra didattica sulla cultura Sikh
- Mediterraneo Ponte o Abisso
Mostra di dipinti di Luciano Bonetti Eventi:
- Presentazione di “Alfabeto Arabo Persiano - Quanto le parole raccontano un mondo “ di Giuseppe Cassini e Wasin Dahmash
- Concerto
Spirt of Silk Road di Latif Bolat e Rashimi V. Bhatt
Narin Music Un inedito incotri tra musica Kurdo iraniana e ...........sonorità dell’Occidente
- Evento promosso dal Tavolo interreligioso di Roma - Due eventi promossi da African People News ONG
- Incontri bisettimanali con gli studenti della scuole medie ............superiori
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Obiettivo dell’iniziativa
Portare delle testimonianze virtuose, non fondate su mere prese di posizione, esemplari, al di fuori della politica che rispecchino un approccio sano, costruttivo, caritatevole verso il grande fenomeno delle migrazioni valorizzando anche le diverse identità culturali nella loro compatibilità con il contesto italiano. Il pubblico quindi, oltre ad essere opinion leader e società civile saranno in particolare i giovani tra i 15 e i 25 anni.
Promozione dell’iniziativa
Oltre agli eventi da realizzarsi presso Cappella Orsini lab verranno realizzati delle video clip da divulgare in rete che consentano a un pubblico più vasto di ricevere gli stimoli più significativi che l’iniziativa sarà in grado di generare. Questi video verranno promossi attraverso una campagna social appositamente studiata da media consultant manager coinvolti ad hoc.
Inoltre all’interno delle visite delle mostre verranno realizzati appuntamenti rivolti ai licei romani mirati a mettere in contatto i ragazzi con gli operatori e anche con gli artisti a cui è dedicato il progetto. Ovviamente ad anno scolastico iniziato.
Le convenzioni in atto tra Cappella Orsini e le università romane consentiranno di creare un consistente feedback anche presso il popolo studentesco attraverso seminari e lezioni da svolgersi a presso Cappella Orsini lab.
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Ipotesi di Sapir-Whorf, l'ipotesi di Sapir-Whorf (o Sapir-Whorf Hypothesis, in sigla SWH), conosciuta anche come "ipotesi della relatività linguistica", afferma che lo sviluppo cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla. Nella sua forma più estrema, questa ipotesi assume che il modo di esprimersi determini il modo di pensare.

L'ipotesi prende il nome dal linguista e antropologostatunitense di origine tedesca Edward Sapir(1884-1939) e dal suo allievo Benjamin Lee Whorf(1897-1941).[1] Sebbene sia conosciuta come ipotesi, si trattava piuttosto di un assioma

Storia

La posizione secondo cui la lingua è ancorata al pensiero era stata teorizzata in modo convincente da Bhartṛharinel VII secolo e fu oggetto di secolari dibattiti nella tradizione linguistica indiana. Nozioni simili in Occidente, come l'assioma per cui la lingua ha effetti di controllo sul pensiero, si possono far risalire a un saggio di Wilhelm von HumboldtÜber das vergleichende Sprachstudium ("Sullo studio comparato delle lingue"; tradotto in italiano con il titolo La diversità delle lingue) e la nozione è stata in buona parte assimilata nel pensiero occidentale. Nel 1976 Karl Kerenyi antepose alla traduzione in inglese del suo Dionysus questo brano:

   
 

L'origine dell'ipotesi di Sapir-Whorf può essere fatta risalire al lavoro del tedesco Franz Boas, fondatore dell'antropologia negli Stati Uniti e maestro di Sapir.

Negli Stati Uniti Boas si imbatté in lingue dei nativi americani appartenenti a diverse famiglie linguistiche; tutte queste erano molto diverse dalle lingue semitiche e indo-europeestudiate da molti intellettualieuropei. Boas si rese conto di come gli stili di vita e le categorie grammaticalivariassero moltissimo da un posto all'altro; di conseguenza, arrivò a credere che la cultura e gli stili di vita di un popolo si riflettessero nella lingua che esso parlava.

Sapir fu uno degli allievi più brillanti di Boas. Proseguì lo studio di Boas notando che le lingue sono sistemi organici e formalmente completi. Perciò, non era questa o quella particolare parola che esprimeva un particolare modo di pensare o di comportarsi, ma la natura coerente e sistematica della lingua interagiva ad un livello più ampio con il pensiero e il comportamento. Mentre i suoi punti di vista cambiarono nel tempo, sembra che verso la fine della sua vita Sapir arrivò a credere che la lingua non rispecchiasse meramente la cultura e le azioni abituali, ma che la lingua e il pensiero potessero in effetti essere in un rapporto di influenza reciproca o forse persino di determinazione reciproca.

Whorf diede a questa idea una maggiore precisione esaminando i particolari meccanismi grammaticali con cui il pensiero influenzava la lingua. Sosteneva così il suo concetto:

   
 

L'accurata analisi condotta da Whorf sulle differenze tra l'inglese e la lingua hopi, in un esempio ormai diventato famoso, alzò gli standard per l'analisi della relazione tra lingua, pensiero e realtà, basandosi su un'analisi accurata della struttura grammaticale piuttosto che su un resoconto più impressionistico delle differenze tra, ad esempio, i morfemi in una lingua. Per esempio, lo «Standard Average European» (SAE - Europeo Standard Medio, cioè le lingue occidentali in genere) tende ad analizzare la realtà come oggetti nello spazio: il presente e il futuro vengono considerati «luoghi», e il tempo è un sentiero che li collega. Una frase come «tre giorni» è grammaticalmente equivalente a «tre mele» o a «tre chilometri». Altre lingue, tra le quali molte lingue dei nativi americani, sono invece orientate al processo. Per parlanti monoglotti di tali lingue, le metafore concrete/spaziali della grammatica SAE possono avere ben poco senso. Lo stesso Whorf sosteneva che il suo lavoro sull'ipotesi di Sapir Whorf fu ispirato dall'intuizione che un parlante Hopi troverebbe la fisica relativistica fondamentalmente più semplice da capire rispetto a un parlante europeo.

In conseguenza del suo status di studente e non di linguista professionista, il lavoro di Whorf sulla relatività linguistica, condotto in larga parte nella seconda metà degli anni trenta, divenne popolare solo dopo la pubblicazione postuma dei suoi scritti negli anni cinquanta. L'ipotesi di Sapir-Whorf influenzò lo sviluppo e la standardizzazione di interlingua nella prima metà dell XX secolo, ma ciò fu in gran parte dovuto alla partecipazione diretta di Sapir. Nel 1955 James Cook Brown creò la lingua artificiale loglan (di cui il lojban è una variante riformata tuttora esistente come lingua viva) per mettere alla prova l'ipotesi. Tuttavia, nessun esperimento in tal senso fu mai condotto. Le teorie linguistiche degli anni sessanta, come quelle proposte da Noam Chomsky, si focalizzarono sull'innatismo e sull'universalità della lingua; di conseguenza, il lavoro di Whorf venne messo in ombra.

Alla fine degli anni ottanta e all'inizio del decennio successivo, i progressi della psicologia cognitiva e della linguistica antropologica rinnovarono l'interesse per l'ipotesi di Sapir Whorf. Un esempio di un approccio chomskiano alla questione è il libro di Steven Pinker The Language Instinct, mentre un approccio più vicino a Whorf potrebbe essere rappresentato da autori come George Lakoff, che hanno ipotizzato come le argomentazioni politiche, per esempio, sono foggiate da una ragnatela di metafore concettuali che sono sottese nell'uso della lingua. Oggi i ricercatori sono discordi, spesso fortemente, riguardo al grado di influenza del linguaggio sul pensiero, comunque questa discordia ha sprizzato un crescente interesse nel campo e un gran numero di ricerche innovative.

Critiche

Una possibile argomentazione contro la versione integrale di quest'ipotesi, una Weltanschauung in cui la maggior parte del pensiero sia incanalata dalla lingua, può essere scoperta tramite l'esperienza personale: tutti hanno avuto qualche volta difficoltà ad esprimersi a causa dei limiti della lingua e sono consci che la lingua non è adeguata per quel che intendono. Forse scrivono o dicono qualcosa per poi pensare "non è esattamente quello che intendo dire" o forse non riescono a trovare una buona maniera di spiegare un concetto a un allievo. Questo chiarisce che ciò che è pensato non è una serie di parole, perché uno può capire un concetto senza essere capace di esprimerlo a parole. Inoltre, se l'ipotesi Sapir-Whorf venisse considerata vera così come è stata formulata dai due studiosi, si potrebbe affermare che i bilingui posseggano due differenti visioni del mondo derivanti dalla conoscenza di due lingue ed al loro uso per organizzare i propri ragionamenti mentali.

L'estremo opposto, il fatto che la lingua non influenzi per nulla il pensiero, va ugualmente considerato falso. Per esempio, è stato mostrato che la distinzione di colori simili tra loro può essere influenzata da come la lingua ne organizza i nomi (ma ancora questo prova puramente che le abilità per segnalare la differenza di colore è legata al linguaggio: per quanto il soggetto possa percepire due colori differenti, non potrebbe, con anni di pratica, indicare che vede due colori differenti). Un altro studio mostrò che i figli sordi di genitori udenti possono risultare inabili ad alcuni compiti cognitivi non legati all'udito, diversamente dai figli sordi di genitori sordi, a causa della maggior difficoltà dei genitori udenti nella lingua dei segni.

Determinismo linguistico

Tra gli esempi più citati del determinismo linguistico è lo studio di Whorf sul linguaggio degli Inuit, che usa differenti parole per indicare la neve. Egli deduce che questo fatto modifica la visione del mondo degli Inuit, crea una differente modalità di esistenza rispetto, per esempio, ai parlanti di lingua inglese. La nozione che i popoli artici abbiano un ampio numero di parole per indicare la neve è stata confutata dal linguista Geoffrey Pullum in un saggio intitolato The great Eskimo vocabulary hoax (La grande bufala del vocabolario eschimese): egli rintraccia l'origine della storia, attribuendola in definitiva in gran parte a Whorf. In particolare evidenzia la banalità della teoria. Il fatto che gli appassionati di vinodispongano di un ricco vocabolario per descrivere le sfumature di gusto dei vini non è considerato come prova del fatto che la loro mente funzioni diversamente, ma è solo che essi sanno di più di vino rispetto alla media. Gli sciatori anglofoni avranno probabilmente anch'essi un ampio vocabolario relativo alla neve. (Al di là delle conclusioni sulla questione della neve, bisogna tenere presente che la teoria di Whorf si incentrava sulle categorie grammaticali, soprattutto quelle nascoste, presenti in ogni lingua, non su gruppi lessicali).

Queste idee hanno trovato una qualche resistenza nella comunità dei linguisti. Svariati studi sulla percezione dei colori nelle diverse culture sono approdati a punti di vista simili. 

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