T. Damiani 1, S. Talamonti Rea 2, A. Passalacqua 2. V. Petrini 2, C. Mazzaroni 2, P. Giaccio 2, S. Iachini 2, M.C. Satulli 2, M.G. Iachini 2, C. Baldassarri2, V. Testa  2, V. Valentini 2, D. Gionni 2, A. Addis 2, R. Guidotti 2, G. Picciotti 2, V. Galie’ 2, T. Acciaroli 2, R. Alesiani 2, D. Nicolai 2, C. Caucci 3, D. Travaglini 4.

1) medico, Dipartimento salute mentale, Asur Marche, Area vasta 5 Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto

2) “Progetto salute”, Co.s.e.r. di Force e Residenza Protetta Don Rino Vallorani Comunanza

3) “Progetto salute” fino ad ottobre 2016

4) Direttore sanitario Residenza Protetta Don Rino Vallorani, Comunanza 

La Comunità socio educativa residenziale (Co.s.e.r.) di Force e la Residenza Protetta di Comunanza.Il rapporto tra ospiti delle strutture e cittadinanza e leprime necessità emergenti dopo il sisma.

La Co.s.e.r. di Force, istituita nel 2011, ospita fin dall’inizio della sua attività 12 pazienti dell’Umea e del dipartimento di salute mentale dell’Area Vasta 5, Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto.

I dati anagrafici dei pazienti sono: 9 uomini e 3 donne, età minima 44 e massima 66, età media 59 anni. Fin dall’inizio del lavoro residenziale si sono evidenziate due tendenze: la stabilizzazione della patologia psichiatrica (tre ricoveri specialistici in cinque anni per circa quindi giorni complessivi di degenza)la necessità di affrontare patologie organiche importanti (K vescicale con ricostruzione di neovescica, epatopatia cronica scompensata, k mammario, k uterino) con sequele impegnative. 

La elevata età media dei pazienti può spiegare la ricorrenza di patologie gravi, ma resta un dato comunque da studiare.La esperienza comunitaria ha favorito la adesione continuativa ai diversi trattamenti specialistici senza episodi incongrui di rifiuto o interruzionedelle cure.

Purtroppo si sono registrati anche due decessi, legati alla epatopatia cronica, da HCV in un caso e da etilismo cronico nel secondo caso, accompagnata a miocardiopatia alcolica

La situazione clinica complessiva permette di osservare come solo due ospiti abbiano esclusivamente patologie di rilievo psichiatrico, mentre gli altri presentano sia disabilità fisica grave sia patologia di rilevanza psichiatrica. Per tre ospiti è necessaria una assistenza continuativa, come anche lo è stato per i due deceduti, a causa dell’alto indice di dipendenza e di accudimento fisico costante; la concomitanza di incontinenza sfinterica, paraplegia, demenza, disfagia progressiva con necessità di alimentazione semiliquida, richiedono unacura personale costanteanche per prevenire incongruenze confusive. La presenza di due medici di medicina generale si articola con più accessi settimanalie riveste una importanza basilare: hanno un rapporto di estrema confidenza con l’ospite, usufruiscono di un proprio ambulatorio e, a differenza del serviziopsichiatrico, non hanno ruolo nel dislocamento del paziente dal proprio domicilio verso strutture alternative, e si cerca di non farli intervenire in eventuali emergenze psichiatriche, affidatefin dove possibile,al medico dell’emergenza insieme allo psichiatra, che assicura una presenza settimanale salvo evenienze intercorrenti che ne determino ulteriori accessi. La Coser garantisce la presenza di educatori ed operatori sanitarinell’orario 8-22 e dell’operatore sanitario nell’orario notturno, il servizio di assistenza domiciliare integrata dell’Area Vasta 5 garantisce la attività infermieristica. Le funzioni di cucina guardaroba e pulizia sono a cura di una società terza.

Il clima affettivo e familiareche si è consolidato ha permesso ad operatori ed utenti di attutire l’effetto gravemente depressivdelle gravi patologiein trattamento edei due lutti avvenuti nel mese di maggio ed ha motivato i pazienti ad una regolare effettuazione di visite e controlli. Dialogo e consultazioni costanti tra tutti gli operatori oltral dialogo costante con tutti gli ospiti hanno caratterizzato il clima di questi anni

I due decessi consecutivi hanno avuto ripercussioni iniziali evidenti, gli altri ospiti conoscevano le condizioni critiche di entrambituttavia il clima delle feste estive aveva permesso loro di archiviare il lutto. Gli eventi sismici maggiori, il persistente sciame sismicotuttora in corso dopo tre mesifino allo sfollamento del30 ottobre, hanno inevitabilmente riapertoquella ferita affettiva ed emotiva.

Nel corso di questi primi cinque anni di lavoro si è registrato il progressivo avvicinamento tra la popolazione di Force ospiti ed operatori, condiviso e favorito dalla amministrazione comunale fin dall’inizio,con il risultato che la integrazione ha portato un ospite ad organizzare ben tre mostre di propri lavori fotograficialtri sono presenti al mercato settimanale con propri lavori per un autofinanziamento, ed un ulteriore ospite si impegna con la borsa lavoro in attività di manutenzione del verde pubblico comunale. Questa valenza “affettiva” importante e condivisa, dapprima all’interno della struttura e poi nell’ambito della vita della comunità, è stata ancor di maggior rilievo a fronte del decesso di due ospiti ed nella condizione di sfollati comune con molti cittadini.

Riflessioni e criticità.

Il decesso ravvicinato di due ospiti,la paura e la incertezza determinati dagli eventi sismici e dallo sfollamento hannodeterminato non solo lutto sconforto ma anche l’ansia per il proprio personale destino, tutti hanno temuto di dover concludere la propria vita nella struttura, magari a seguito di un crollo, edsi è riacceso l’ovvio pensiero del rientroal domicilio. La prima e maggiore spinta di ogni ospite di una struttura, è la speranza di rientrare a casa, come segno di guarigione ed affrancamento dalla propria condizione patologica. A maggior ragione ciò avviene quando non vi è una sceltavolontaria di un percorso residenziale, ma la permanenza in struttura viene imposta al paziente,come è avvenuto per 11 dei 12 ospiti della Co.s.e.r. Tale obbligo  inficia periodicamente la collaborazione ad un programma riabilitativo e residenzialemanifestandoopposizione e resistenza passiva, e lascia spazio a timori di abbandono e rassegnazione non indifferenti in specie quando viene a supporsi la impossibilità di rientrare al proprio domicilioe questi timori rafforzano la idealizzazione del proprio passato iuna enorme nostalgia, che copre realtà precedenti di abbandono sociale e crisi psicotiche ripetute, fatti del tutto scotomizzati.

La necessità per un servizio psichiatricodi dislocare e affidareil paziente ad una struttura, talora può quasisovrapporsi con il desiderio di non considerare più lsituazione considerata fallimentare, ingestibile, cronica e priva di ogni prospettivaAnche la rivalutazione del paziente è vexata quaestio:di rado considera un termine a partire dal quale il paziente possa tornare in carico al dsm. La delega sembra assumere quasi un carattere permanente, ripetendo il pensiero che subentra al momento della dimissione da un reparto ospedaliero, dimissione di cui si chiede spesso una proroga quasi a voler rinviare la ripresa in carico.

Manca, nella valutazione complessiva che precede l’ingresso di un paziente nella Coser, quella del medico di medicina generale, fondamentale per preventivare il carico di lavoro assistenziale. Sarebbe auspicabile tale innovazione per migliorare la potenzialità messa in evidenza dal gruppo di lavoro della struttura in questi anni.

Il sisma 

Gli eventi sismici hanno determinato lesioni importanti della Coser culminate il 30 ottobre nella inagibilità della struttura come di molte altre abitazioni in Force. Sia la popolazione sfollata sia i ospiti della Coser sono alloggiati nella palestra comunaleIl disagioimmediato della dislocazione, la perdita delle abitudini e degli spazi quotidiani, l’incertezza accentuate ad ogni notizia di case dichiarate inagibili portata dai nuovi sfollati: questo il clima emotivoper tutti gli sfollati (ospiti della struttura e cittadini), anche perché preceduto da una sensazione crescente di smarrimento e paura peril persistere dal 24agosto delle scosse sismiche, culminate con quelle del 26 ottobre a sera (prima evacuazione temporanea per ledue scosse violente succedutesi nell’arco di due ore) fino a quella di 6,5 magnitudo del 30 ottobre mattina.Solo la prontezza del personale presentela mattina del 30 ottobre ha evitato perdite umane tra i presentinella Coser, come anche in occasione delle due evenienze maggiori del 24 agosto e del 26 ottobre non sono mai stati registrati episodi acuti di panico, allontanamenti o feriti.

La condivisione dello stesso spazio e della stessa condizione di grave emergenza con gli altri cittadini di Force ha rafforzato la solidarietà e la vicinanza reciproca sviluppatasi nel corso degli anni. Per anni al bar o al mercato o alla messa insieme, ospiti della struttura e cittadini, poi d’un tratto smarriti e sfollati tutti insieme di nuovo nella palestra comunale. La socializzazione con soccorritori e concittadini è alta;l’ospite fotografo professionista, si impegna a documentare i momenti della vita quotidiana e le lesioni degli edifici. Gli altri due pazienti che effettuano la borsa lavoro collaborano con la assistenza. La palestra è una grande casa per circa 100 personela socializzazione è congrua tanto che nel momento della normalizzazione e del rientro nei propri domicili, auspicato da tutti, gli ospiti potrebbero avere l’effetto contrario a quello rilavatonei primi giorni, cioè il passaggio da una vita di comunità allargata ad una esperienza comunitaria più ristretta potrebbe determinare la sensazione di chiusura e isolamento.

La Residenza protetta di Comunanza

A luglio 2016 inizia a funzionare la residenza protetta “Don Rino Vallorani” di Comunanza. A fine agosto erano presenti cinque ospiti, cui si aggiunge ai primi di settembre un sestoproveniente da Isola San Biagio frazione di Montemonaco, perché aveva perso la casa per il sisma. La scossa del 30 ottobre fa sì che tre persone anziane vengano ospitate temporaneamente nella residenza protetta a seguito della perdita della casaal pari di un’altra paziente del DSM che ha anche perso la casa nel sisma. Il gruppo di ospiti accoglie tre “nonneterremotate. I loro familiari e le badanti si alternano in alcuni orari per le necessità di accudimento. Questa accoglienza non si accompagna ad episodi di incongruenza psichiatrica, né a momenti di tensione o rifiuto da parte dei familiari delle persone anziane segna una comunicazione solidale tra ospiti della nuova struttura e i cittadini del paese. Si tratta in questo caso diun fenomeno speculare a quello descritto a Force, dove la condivisione sociale precedente al sisma ha avuto la sua continuità nella condivisione del disagio per la perdita della casa, mentre a Comunanza i pazientiaccolgono nella propria struttura le persone del paese che hanno perso la casa e ciò segna comunque unasolidarietà importante tra operatori, cittadinanza,amministrazione ed ospiti.

Conclusione 

Gli ospiti della Coser di Force dopo cinque anni trascorsi nel paese in un clima di condivisione solo brevemente descritto sopra, vivonotutta la loro nostalgia di Force ora che si trovano dislocati. Per la prima volta nella loro esperienza non sono “pazienti” ma ospiti, concittadini o compagni di lavoro, come nel caso dei due ospiti che effettuano la borsa lavoro. La stessa sensazione si avverte nella popolazione che non trova loro nella vita quotidiana al pari di altri sfollati. Si teme che possano essere almeno un centinaio le persone sfollate che non rientreranno a Force, che contava 1354 abitanti. In una piccola comunità si tratta di grandi cifre con valenza affettiva comunitaria importante. Se si considera l’investimento pluriennale di molti soggetti: popolazione, Amministrazione comunale, operatori, mmg, volontariato, parrocchia, dsm… la temporanea dislocazione della Coser diventa una grande perdita che si aggiunge alle altre perdite.

Nel momento in cui si assicura una soluzione abitativa per gli ospiti della Coser, utilizzando alcuni ambienti della residenza protetta di Comunanza, si pongono molteriflessioni. La prima è che l’impegno di operatori ed amministrazioni ha permesso di non disperdere il nucleo originario garantendo la loro relazione affettiva, ed anche il gruppo di operatori continua il proprio lavoro, la seconda è la necessità di garantire la borsa lavoro di uno degli ospiti, per permetterne la partecipazione alla vita sociale. Infine il rientro a Force è subordinata al reperimento di una idonea struttura. Probabilmente sarà il simbolo della ripresa per l’intero comune, al pari di molti altri simboli dei tanti comuni colpiti dai sismi del 2016.

Un lavoro riabilitativo condiviso con le amministrazioni e la popolazione offre al paziente psichiatrico la possibilità di avere un ruolo sociale che lo rende cittadino e non un peso sociale o assistenziale.

Si tratta forse di uno dei pochi casi in cui due strutture residenziali per ospiti con bisogni assistenziali e riabilitativi estremamente complessi condividono la situazione di emergenza drammatica determinata dal sisma con la cittadinanza fino ad essere addirittura di aiuto a persone sfollate.