La corsa all’Africa
Proiezione del documentario sul tragitto dei migranti, tratto da “Argine prima del deserto” di Gemma Vecchio (Casa Africa onlus).
L’oggetto del mio intervento è il vertice Italia Africa che si è tenuto il 29 gennaio scorso presso il Senato della Repubblica.
Le cose si stanno evolvendo rapidamente e senza che neanche ce ne accorgiamo noi in Italia, l’Africa sta crescendo rapidamente pur con tutte le sue difficoltà e limiti nell’approccio internazionale.
Mentre la povertà estrema attanaglia la popolazione africana, a tal punto da far partire tutte le nuove generazioni attratte dal mito dell’Europa e di un futuro migliore, fenomeno ormai in atto da anni - dall’altra investitori stranieri stanno correndo in Africa per investire i propri soldi e ricavarne un introito.
Quindi mentre proprio assistiamo alla nuova linea politica di investimenti italiana tenuta dalla Meloni, pur con tutte le sue difficoltà e limiti, dall’altro vediamo la corsa all’approvvigionamento energetico e delle materie prime da parte dei grossi Paesi e sistemi economici mondiali.
L’Africa ed il neo colonialismo?
Si ma forse si deve parlare di un nuovo neocolonialismo di stampo economico?
Forse.
D’altronde, sappiamo tutti che le relazioni internazionali sono ormai alla base del nuovo mondo globalizzato, che ha reso tutto il pianeta interattivo, addirittura c’è la corsa allo spazio x l’approvvigionamento di materie prime. Quindi la partita tra i grandi potenti della Terra si sposta sui pianeti da conquistare fuori del nostro.
Eppure in tutta questa diatriba e corsa alla conquista dello spazio, si assiste ad una attività senza sosta di politici che vanno e vengono dall’Africa. Vedi il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in questi giorni in giro per vari Paesi africani a seguito della scoperta di giacimenti di gas e petrolio in Mali davanti alla Costa ivoriana, come annunciato dal tg2 rai martedi 2 aprile.
Europa ed Africa sono dunque alleati nella lotta al terrorismo con una nave militare che Mattarella visiterà nel porto di Accra impegnata nel pattugliamento antipirateria nelle pericolose acque del Golfo di Guinea. Ancora, il Presidente della Repubblica si reca in Costa d’Avorio ad Abidjan dove l’Eni ha trovato importanti giacimenti di petrolio e di gas. Si è parlato ieri di un colloquio tra Mattarella e il presidente Ouattara di un progetto importante per dare un nuovo impulso alla cooperazione tra i due Paesi e per avviare completamente quella strada di diplomazia sulla quale viaggia anche il progetto del Governo, il piano Mattei. A seguire Mattarella visiterà un complesso scolastico sostenuto da un progetto italiano teso all’istruzione dei più piccoli, ma anche alla formazione degli insegnanti ed al coinvolgimento delle famiglie.
Ultima tappa la comunità di Sant’Egidio per ringraziare chi si occupa di trovare casa ai bambini di strada ed a raccogliere i più fragili.
Quella energetica è tra le priorità del progetto e coniugherà l’utilizzo di questi grandi giacimenti che consentiranno alla Costa d’Avorio di essere protagonista del continente africano per l’approvvigionamento energetico, compatibilmente alle esigenze climatiche.
Dall’altro versante, più a Sud, è del 4 aprile la notizia dell’Windhoek Observer che annuncia che Namibia e Russia rafforzano le relazioni bilaterali(articolo di Niel Terblanchè)e che il Ministro namibiano delle relazioni internazionali e della cooperazione incontra a Mosca la sua controparte russa, Lavrov Sergei, ministro degli esteri russo.
I Paesi esprimono ottimismo nella crescita del commercio, identificando i settori dell’estrazione delle risorse minerarie e processo di produzione energetico. Agricoltura, pesca, salute pubblica, addestramento del personale, cultura, turismo, sport, come chiave per la cooperazione. Hanno parlato anche delle tensioni nel SADC (Southern AfricaDevelopment Community) specialmente nell’ Est della Repubblica democratica del Congoe del Nord del Mozambico. Hanno affrontato anche tematiche concernenti la situazione del Medio Oriente e l’escalation della guerra israelo-palestinese e l’andamento della guerra con l’Ucraina. La Russia ringrazia la Namibia per aver supportato all’interno delle nazioni unite le sue iniziative e questa ultima chiede un cambiamento dirotta della nazioni unite che guardino al benessere dell’Africa.
Lavrov da parte sua enfatizza la convinzione russa nell’importanza di rafforzare la sovranità africana aderendo alle soluzioni proposte per risolvere i problemi africani. L’incontro poi è stato teso a promuovere una mutua collaborazione nella cooperazione Russia sadc ed hanno esplorato le prospettive in un forum di partnership Russia/Africa.
Ma tornando al nostro Mediterraneo, le migrazioni si sviluppano via terra - stiamo parlando dei poveri migranti africani in cerca di un futuro migliore che tentano di attraversare il deserto del Sahara seguendo le vie carovaniere di un tempo andato ma ancora funzionanti – e via cielo dei politici ed investitori economici che si affacciano al continente africano in cerca di fortuna .
Ma cosa è cambiato rispetto a prima?
Mentre la Cina, l’India e le nuove economie emergenti del pianeta si affacciano più o meno in silenzio investendo in questo vasto continente, trattando con i Paesi africani in crescita, mentre anche essi cominciano a fare capolino più o meno consapevolmente sul piano internazionale, assistiamo all’incremento di molti Paesi quali Cina, India ed adesso Russia che si propongono di allargare le proprie mire sull’Africa.
Ecco dunque il nuovo scenario internazionale che emerge all’indomani della pandemia, della guerra Russia Ucraina e del problema dell’approvvigionamento del grano in tutto il mondo ed in particolare il Africa e del gas in Europa, in particolare in Italia.
9 giugno 2022
Il grano ucraino fu bloccato dai Russi sul Mar Nero e impedendo alle navi ucraine di trasportare merce . “Intervista rilasciata ad Alessandra Muglia, “Putin affama l’Africa” “Corriere della sera 9 giugno 2022”.
L’unica voce indipendente resta Wole SOYINKA(Premio Nobel letteratura 1986 - vedasiTesi di laurea su Opera teatrale di Wole Soyinka 1986 di Scarponi Emanuela) che dichiara molto semplicemente che “...la Russia sta affamando l’Africa”. Queste le parole di Wole Soyinka, unica voce dell’Africa a dire la verità sul tema. Riprendendo così le sue parole dall’intervista rilasciata ad Alessandra Muglia, Wole Soyinka accusa Putin di affamare l’Africa, ed auspica che i leader africani lo dicano”.
Lo scrittore nigeriano, primo africano ad aver vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1986, grida il suo dolore per le guerre, così come la maggior parte degli africani pensanti ma evidenzia la grande vulnerabilità dell’Africa che è costretta a collaborare.
«La guerra in Ucraina rischia di affamare e destabilizzare l’Africa” sostiene Wole e considera Vladimir Putin un tiranno che sta portando il mondo indietro di secoli.
L’Africa ha provato cosa sia l’imperialismo violento. Ora la Russia si sta comportando come l’America in passato. Ma il mondo dovrebbe andare avanti.
Oppositore e prigioniero politico della dittatura nella Nigeria post-coloniale, Wole Soyinka è chiaro sul punto: ora che gli effetti di questa “ignobile aggressione” si sentono in Africa, dai negozi chiusi a Mogadiscio per i prezzi alle proteste violente a Kampala, in Uganda, contro il caro vita - l’autore dell’opera contro la tirannia Kongi’s harvest, 1965, risponde dalla sua casa di Abeokuta, la cittadina nigeriana dov’è nato.
Sostiene che i leader africani si sono mobilitati per evitare il peggio. Non vogliono che si aggiunga la carenza di cibo a quel che già devono affrontare. Dai colpi di Stato in Burkina Faso e Mali alla Nigeria alle prese con quella che chiamo la “trilogia” del terrore: non c’è solo Boko Haram. Pare sia stato il presidente ucraino Zelensky a sollecitare un incontro coi leader africani e che loro, per non irritare Putin, hanno deciso di recarsi in Russia prima di andare in Ucraina nei prossimi giorni. L’Africa è succube di Putin? Queste le parole di soyinka.
Dovremmo anche in questo caso tornare alla Seconda Guerra mondiale ed alle sue conseguenze sulla divisione del pianeta tra le due potenze mondiali di allora, Russia ed America.
Ma oggi le cose sono cambiate. L’Asia é il vero terzo polo economico del mondo. Intervista rilasciata ad Alessandra Muglia, “Putin affama l’Africa” “Corriere della sera 9 giugno 2022”.
Ebbene, altra forza in campo e l’Isis (Islamic State of Iraq and Syria, ISIS) o Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Islamic State of Iraq and the Levant, SIL):la parola araba Shāmindica infatti quella regione geografica che comprende il Sud della Turchia, la Siria, il Libano, Israele, la Giordania e la Palestina e che viene indicata come "Grande Siria" o "Levante". che fa capolino ancora di tanto in tanto con scenari di terrorismo, ultimo dei quali a Mosca.
In Nigeria ad esempio aveva creato una compagine unica con Boko Haram. Vedasi articolo redatto da Emanuela Scarponi il 5-09-2019 “Boko Haram e la Nigeria di oggi” pubblicato su Africanpeoplenews. “...Pur combattendo per obiettivi diversi, il nuovo leader Shekau ha aperto i propri orizzonti dialogici con l'Is: infatti egli ne ha adottato atteggiamenti, come ad esempio, la propaganda via web con video ad effetto (emblematico quello in cui Shekau proclama la fondazione del proprio gruppo emulando goffamente il video di "presentazione" dell'Is con protagonista Al Baghdadi). Inoltre pare che l'Is finanzi eventuali nuovi gruppi terroristici, mossa da uno spirito di fratellanza e supporto con e verso questi”.
Non si deve mai confondere l’Isis con il mondo islamico, che nella maggior parte dei casi lo condanna severamente. Ma si presenta come bandiera contro l’Occidente e gli Stati Uniti in particolare.
Quindi il mondo arabo è l’altra compente in corso, più potente del passato, proprio per la presenza del petrolio, indispensabile per noi.
Mondo musulmano contro mondo cristiano: questo è un altro elemento di contrasto.
Il mondo si sta di fatto dividendo su sbarramenti religiosi, che invece di unire i popoli diventano ostacoli alla pace. Inutili gli appelli del Papa, inutili i tentativi di aiuto disperati di pochi uomini di buona volontà.
Tutto sembra inutile.
Di qui l’Europa.
L’Europa è il nuovo soggetto attivo che dà fastidio sia agli Stati Uniti sia alla Russia.Ancora la differenza la fa Putin ed il suo tentativo di conquista ai vecchi territori appartenenti all’URSS.
In realtà, dopo la pandemia, la crisi economica attanaglia il pianeta che cerca di controllare l’aumento della popolazione dei Paesi emergenti Cina,India ed il continente, Africa.
Quindi assistiamo increduli ad una escalation della guerra in Israele e Palestina, quindi il medio oriente da sempre infuocato e che oggi vive un momento terribile. Si parla di genocidio di palestinesi. Hamas attacca gli israeliani con attentati e gli israeliani bombardano Gaza e pure forse x incidente gli operatori umanitari dell’ONU. E’ la guerra, guerra senza sosta. Con le nuove tecnologie, i nuovi armamenti.
Siamo anche ad un nuovo modo di fare la guerra che ormai è sempre più tecnologica. Ma i morti sono sempre tanti.
La gente muore senza manco capire che succede.
L’Europa ha vissuto anni di pace dalla Seconda guerra mondiale ad oggi,
Ebbene siamo sull’orlo della Terza guerra mondiale. E tutti invocano la pace nello scenario internazionale nel quale ci stiamo muovendo.
Mentre il Mar Mediterraneo è da anni luogo di morte per non si sa più quanti uomini caduti dalle barche provenienti dalla Libia, piene di migranti, negli ultimi anni abbiamo assistito anche al passaggio di navi russe dirette in Crimea a lardo delle nostre coste.
Insomma le cose stanno cambiando ed in tutto questo anche l’Italia si muove.
Ma come si muove?
Il Governo Meloni si approccia all’Africa richiamando Enrico Mattei, del cui personaggio parleremo in altra sede.
Ne è testimonianza il Vertice Italia Africa che si è tenutolo scorso 29 gennaio presso il Senato. Per la prima volta infatti il Vertice si è tenuto presso il Parlamento, di qui il caratterepolitico istituzionale che ha visto il coinvolgimentodi tutte le rappresentanze istituzionali, dal presidente della Repubblica Mattarellache haospitato i Capi di Stato africani presso il Quirinale il 28 gennaio ai rappresentanti istituzionali politici, in primis Giorgia Meloni e Tajani, ministro degli affari esteri, che hanno aperto i lavori del vertice alla presenza delleistituzioni europee ivi presenti. (Articolo pubblicato il 2 aprile 2024 su Africanpeoplescientificnews) di Emanuela Scarponiin occasione del convegno internazionale “Europa e Italia per la sostenibilità in Africa e nel Mediterraneo”: conferenza promossa da RIDE il 4 marzo scorso presso Parlamento europeo.
SUMMIT
Il 29 gennaio 2024 dunque ha avuto luogo la bellissima cerimonia del vertice Italia Africa presso Palazzo Madama. blindato il centro storico, Palazzo Madama diviene per un giorno la casa internazionale di capi di Stati africani riuniti per la prima volta in un sito politico, il Senato, sede della seconda carica dello Stato.
l'Aula è colma di presidenti di Stati africani, e di associazioni internazionali che collaborano negli investimenti in questo continente a lungo dimenticato, ma con bellezze incredibili e soprattutto risorse minerarie enormi.
Racchiusi nella cosiddetta bomboniera rossa dell'Aula di Palazzo Madama, ci sono i nuovi attori nello scenario politico internazionale.
D'improvviso il Senato diviene habitat internazionale come mai lo era stato, luogo di incontro e costruzione di un mondo migliore cosi come interpretato da Giorgia meloni, prendendo spunto da ENRiCO Mattei,fondatore dell'Eni.
Certo, i tempi sono cambiati e forse in ritardo su tutti i fronti ma la politica italiana finalmente si affaccia a questo nuovo scenario internazionale per tentare nuove strade che possono procurare energia e sviluppo per il nostro Paese, divenuto di fatto fanalino di coda dei Paesi tradizionalmente parte dell'Europa. Presente Ursula Von Der Leyen per l'Europa e rappresentati erano l'Unione africana col suo presidente.
Le relazioni introduttive della Meloni, e Tajani hanno resocontato sul contenuto del cosiddetto “Piano Mattei”, ispirandosi a Enrico Mattei, fondatore dell'Eni. Si investirà finalmente in Africa, in parecchi Paesi citati con progetti di formazione, su 5 pilastri: agricoltura, energia, acqua, istruzione e salute.
Forse il momento è arrivato anche se con notevole ritardo. C'è chi però auspica un maggiore coinvolgimento dei Paesi africani, degli africani e della diaspora degli africani in Italia. La sera le conclusioni della Meloni: di fatto considera costruttivo e positivo il vertice ribadendo quanto detto nell'introduzione.
Dal punto di vista istituzionale, la presenza di 49 Stati africani, delle principali organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie internazionali e Banche multilaterali per lo sviluppo, nonché dei vertici dell’Unione europea, offre segnali positivi rispetto al convening power del Governo, e sul suo posizionamento internazionale. In particolare, considerata la necessità di inquadrare il Piano Mattei nella dimensione multilaterale ed europea, la presenza delle maggiori cariche europee – la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel – è certamente un segnale positivo.
Complice anche la Presidenza italiana del G7, l’Italia ha confermato il forte mandato politico verso il continente africano, che ha infatti portato a trasformare una conferenza ministeriale in un Summit ai più alti livelli, e che rappresenta appunto anche una delle priorità per il mandato G7 di Roma.
Energia
L’energia si conferma la priorità del Piano Mattei. Ad oggi, oltre il 71% delle importazioni italiane dal continente africano sono rappresentate da prodotti energetici e l’Africa nel 2023 è stato il primo partner energetico dell’Italia.
La Premier ha insistito ancora una volta sull’ambizione di rendere l’Italia un “hub energetico” tra Europa e Africa, sostenendo progetti volti tanto all’uso interno quanto all’esportazione, al fine di garantire nuove forniture energetiche all’Europa e insieme sostenere lo sviluppo in Africa.
Anche le dichiarazioni dell’ amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, presente al Summit, lasciano intendere che l’abbondanza di risorse energetiche del continente sarà centrale per assicurare la sicurezza energetica in Italia e in Europa e garantire sviluppo locale. Questa narrativa, tuttavia, non è basata sulla realtà: se da un lato, infatti, la sicurezza energetica in Italia e in Europa non è più a rischio, dall’altro la retorica del gas per lo sviluppo si scontra con la dimostrazione di come la crescita sostenibile e di lungo periodo che serve all’Africa non possa basarsi sul fossile – come messo in luce nel caso del Mozambico e della Repubblica del Congo.
Di fatto, però, di oil&gas non si è parlato direttamente – anche se la presenza tra i delegati del Summit dell’Amministratore delegato di Eni e altri rappresentanti delle industrie dell’energia lascia intendere il ruolo centrale che l’industria del fossile continuerà a svolgere nel Piano. Gli interessi della partecipata sono coinvolti anche nella filiera dei biocarburanti nel cui sviluppo in Kenya – citato esplicitamente da Meloni – Eni sta investendo molto.
Finanziamento
Per fare tutto ciò, servono ingenti risorse. Secondo quanto emerso sinora, il Piano potrà contare su 5.5 miliardi di euro, tra cui 3 miliardi dal Fondo per il Clima (FIC), e 2.5 miliardi dalle risorse dedicate alla Cooperazione allo sviluppo. Il FIC, gestito da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), è stato istituito nel 2022 e rappresenta il principale strumento politico nazionale per perseguire gli obiettivi assunti dall’Italia nel quadro degli accordi internazionali su clima e ambiente, con un’allocazione di 4.2 miliardi nel periodo tra il 2022 e il 2026. Come confermato da Meloni durante la COP28, il 70% di questo Fondo dovrebbe essere dedicato all’Africa– si tratta, appunto, dei 3 miliardi di cui la premier ha parlato durante il Summit.
Presenza africa al summit
Da un lato la partecipazione dei leader africani è andata oltre le aspettative 49 paesi , complice anche una necessità di accreditamento con la Presidenza italiana del G7 1), dall’altro la questione della partecipazione e della co-partecipazione dei partner africanialla definizione del Piano è emersa come un punto critico del Summit. (1) Il G7 è un gruppo di grandi Paesi tra le economie più avanzate, unito da valori e principi comuni e ricopre un ruolo fondamentale nella difesa della libertà, della democrazia e dei diritti umani nello scenario mondiale).
Il Gruppo è stato istituito come piattaforma di cooperazione economica e finanziaria in risposta alla crisi energetica del 1973. E’ un forum informale, non articolato in strutture istituzionali permanenti, che riunisce Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, con la partecipazione dell’Unione Europea; proprio la informalità del consesso ha fatto sì che nel corso degli anni il G7 sia la sede per la trattazione di temi strategici, come la politica estera, lo sviluppo, la ricerca.
Da un lato, hanno lasciato il segno le parole di Moussa Faki, Presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA), che nel suo discorso ha fatto notare come sarebbe stato necessario un maggiore coinvolgimento dell’UA da parte italiana nell’ambito del Piano Mattei. Un commento, questo, che va contestualizzato nel proposito del governo italiano di scrivere il Piano insieme ai Paesi africani, esplicitato apertamente da parte di Meloni in occasione della visita in Mozambico e Repubblica del Congo dello scorso ottobre, e cui Meloni ha fatto riferimento più volte anche in seno al Summit, escludendo che il Piano Mattei sia una “scatola chiusa” da “calare dall’alto”.
Dall’altro lato, si è fatta sentire la totale assenza della società civile italiana e africana. Assenza che pesa ancora di più considerando che in platea erano invece seduti i rappresentanti delle imprese italiane che più saranno coinvolte nel Piano, e che dunque la partecipazione non è stata limitata al solo livello istituzionale. A tal proposito, la scorsa settimana 79 organizzazioni della società civile africana hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Governo, portando alla loro attenzione una serie di richieste per il Piano italiano sull’Africa.
Al di là del piano più istituzionale e di rappresentanza del Vertice, è difficile dare un giudizio complessivo del Piano Mattei. Il Summit non ha fatto emergere elementi radicalmente nuovi rispetto a quanto già era trapelato negli scorsi mesi: il Piano rappresenterà una piattaforma di cooperazione aperta e co-partecipata dai Paesi africani, basata nelle intenzioni su: un approccio paritario, non predatorio e non caritatevole, con l’obiettivo di contribuire alla crescita dell’Africa grazie alle proprie risorse attraverso progetti e strategie innovativi.
I problemi dell’africa e dell’Italia d’altronde non sono di oggi, stanno sul tappeto da più di un decennio.
Il primo naufragio nel Mediterraneo avviene il 3 ottobre 2013 - Gaia Spera, Distanze, A.P.N. (AfricanPeopleNews), Roma, 2017, pp. 48.
Ma il Governo Meloni è stato il primo ad aver preso posizione netta nella situazione incresciosa e difficile nella quale versa il nostro Paese sia per quanto riguarda il versante immigrazione clandestinache si registra da una parte all’altra delle sponde del Mediterraneo, sia nei confronti dell’Africa e dei Paesi afro mediterranei, sia nei confronti dei Paesi europei, il tutto reso più difficile dall’approvvigionamento di energia fino ad oggi giunte dalla Russia di Putin e che oggi la guerra Ucraina Russia ha reso impossibile.
Dunque il governo Meloni si è precipitatoad aprire negoziati di partnenariato con i Paesi d’Africa.
Prima cabina di regia
Si è tenuta a marzo la prima riunione della cabina di regia dove la meloni ha ribadito quanto accaduto nel vertice Italia Africa del 29 gennaio al Senato dove hanno partecipato 49 Paesi africani, quasi tutti rappresentati dai Capi di Stato. Vertice dell’Unione europea, e sono stati coinvolti attori economici di livello internazionale con cui si è aperto il G7 con la presidenza italiana con il tema Africa. Che può portare al coinvolgimento degli altri paesi europei. Presente l’ANCE associazione nazionale costruttori edili e Confindustria
I settori sono 6; agricoltura, energia, acqua, istruzione, salute ed infrastrutture nei quali l’Italia può dare il meglio di sé, nel dare spazio alle priorità dei paesi africani interessati.
I Paesi iniziali sono 9: Algeria, Egitto Congo, Costa d’Avorio ,Etiopia, Kenya, Marocco e Tunisia.
Iniziano le prime missioni operative a Bruxelles x condividere a livello europeo ciò che stiamo facendo ad Adis Abeba ed in Costa d’avorio, con principali istituzioni finanziarie internazionali. In Egitto con ursula con memorandum of understanding, A memorandum of understanding, or MOU, is a non vincolante nonbinding agreement that states each party's intentions to take action, conduct a business transaction, or form a new partnership. This type of agreement may also be referred to as a letter of intent (LOI) or memorandum of agreement (MOA).
cooperazione bilaterale per collaborazione di agricoltura, istruzione, contributo di tutto il sistema Italia.
Guerra Ucraina-Russia e sue conseguenze in Africa
di Emanuela Scarponi
L'odierna globalizzazione implica una visione globale delle cose, delle circostanze, della storia, delle guerre, della pace, della politica internazionale, economica, sociale della popolazione mondiale nel suo complesso. Non si può più prescindere dalla situazione economica, di una parte del pianeta Terra come una evento scisso da tutto il resto.
Purtroppo la pandemia è stato il primo evento negativo del mondo globalizzato. Infatti, il covid 19 non avrebbe mai avuto modo di espandersi a tutta l’umanità, senza i mezzi aerei a nostra disposizione e senza gli spostamenti continui delle persone e delle cose.
L’evento nucleare di Hiroshima è da considerarsi il primo evento catastrofico a livello continentale che ha coinvolto buona parte del Giappone, delle sue genti, e delle generazioni a venire del genere umano. Infatti, si sono avute conseguenze disastrose sullo stesso sviluppo del genere umano, perché le radiazioni hanno causato grosse malattie genetiche in tutta la popolazione che viveva nei territori limitrofi di Hiroshima alla fine della Seconda Guerra mondiale.
Un altro momento terribile, per l’Europa questa volta, e’ stato Churnobil, un incidente avvenuto nella importante centrale nucleare di Churnobil che negli anni ‘80 ha causato gravi mutilazioni agli esseri umani presenti nei territori limitrofi, causando la morte di persone e causando malattie genetiche che si sono sviluppate nelle generazioni a venire. Le conseguenze dell’incidente di Churnobil si sono risentite persino il nostro Paese perché le radiazioni non conoscono confini e si sono propagate nell’aria raggiungendo l’Italia, provocando malattie alla tiroide di molte donne italiane e quindi impedendo la procreazione di altri esseri umani.
In questo senso, pertanto, la riflessione di tutti, nessuno escluso, è divenuta unanime nello scongiurare lo scoppio di una guerra nucleare, che provocherebbe la morte di tutto il genere umano.
E moltissimi film di fantascienza hanno prefigurato questo mondo distrutto proprio dall’homo sapiens, nato come il più intelligente degli esseri viventi sul pianeta Terra.
Quindi e ben chiaro cosa succederebbe se una guerra nucleare scoppiasse d’improvviso.
Ebbene, la pandemia ha causato grandi problemi economici in tutto il mondo in quanto l’economia mondiale ha subìto un arresto improvviso. I due anni di pandemia causati dal covid 19 ha creato grossi problemi alla società nel suo complesso di tipo sociale, psicologico, educazionale, ed economico. Ma sono soprattutto i problemi economici che hanno portato a situazioni di grande difficoltà estreme.
Ma tutto avremmo potuto immaginare meno che lo scoppio di una guerra mentre si prefigurava la fine della pandemia grazie all’avvento del vaccino, che più o meno funzionante, ha cacciato fuori dal pericolo di contaminazione globale tutta l’umanità.
In questo scenario complesso la Russia di Putin entra in guerra con l’Ucraina. Ciò accade da un giorno all’altro, senza preavviso alcuno.
Da guerra regionale la guerra Ucraina-Russia sta prendendo una dimensione sempre più globale, in quanto gli Stati Uniti restano fermamente intenzionati a proteggere l’Ucraina, cosi come l’Europa, che considera l’Ucraina il granaio d’Europa e non solo.
Cosi da questa delicata situazione scaturisce come prima conseguenza dei gravi rapporti tra Europa, di cui l’Italia fa parte, e la Russia il problema dell’approvvigionamento del gas - proveniente dalla Russia – e dell’energia in genere.
Ma perché l’Italia non si apre all’Africa per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico? Questa e’ una domanda che mi pongo, ma la risposta non c’è.
Ma cosa ha a che fare la guerra Ucraina-Russia con l’Africa? “Ebbene, la Russia sta affamando l’Africa”. Queste le parole di Wole Soyinka, unica voce dell’Africa a dire la verità sul tema. Riprendendo così le sue parole dall’intervista rilasciata ad Alessandra Muglia, Wole Soyinka, accusa Putin di affamare l’Africa, ed auspica che i leader lo dicano.
Lo scrittore nigeriano, primo africano ad aver vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1986, grida il suo dolore per le guerre, così vome la maggior parte degli africani pensanti ma evidenzia la grande vulnerabilità dell’Africa che è costretta a collaborare.
«La guerra in Ucraina rischia di affamare e destabilizzare l’Africa” sostiene Wole e considera Vladimir Putin un tiranno che sta portando il mondo indietro di secoli.
L’Africa ha provato cosa sia l’imperialismo violento. Ora la Russia si sta comportando come l’America in passato. Ma il mondo dovrebbe andare avanti.
Oppositore e prigioniero politico della dittatura nella Nigeria post-coloniale, Wole Soyinka è chiaro sul punto: ora che gli effetti di questa “ignobile aggressione” si sentono in Africa, dai negozi chiusi a Mogadiscio per i prezzi alle proteste violente a Kampala, in Uganda, contro il caro vita - l’autore dell’opera contro la tirannia Kongi’s harvest, 1965, risponde dalla sua casa di Abeokuta, la cittadina nigeriana dov’è nato.
Sostiene che i leader africani si sono mobilitati per evitare il peggio. Non vogliono che si aggiunga la carenza di cibo a quel che già devono affrontare. Dai colpi di Stato in Burkina Faso e Mali alla Nigeria alle prese con quella che chiamo la “trilogia” del terrore: non c’è solo Boko Haram.
Pare sia stato il presidente ucraino Zelensky a sollecitare un incontro coi leader africani e che loro, per non irritare Putin, hanno deciso di recarsi in Russia prima di andare in Ucraina nei prossimi giorni.
L’Africa è succube di Putin?
Dovremmo anche in questo caso tornare alla Seconda Guerra mondiale ed alle sue conseguenze sulla divisione del pianeta tra le due potenze mondiali di allora, Russia ed America.
Ma oggi le cose sono cambiate.
L’Asia é il vero terzo polo economico del mondo.
Soyinka continua: «Noi africani siamo emersi da decenni di lotte contro il colonialismo e l’apartheid e ora facciamo fatica a prendere posizione contro i prepotenti. Ma la maggior parte delle persone pensanti che ho incontrato nel continente sono inorridite per questa invasione, per l’enorme distruzione, le atrocità e la grande quantità di sfollati causate non da alluvioni o terremoti ma dal potere di un prepotente chiamato Vladimir Putin. E questo la leadership africana dovrebbe enfatizzarlo».
Il presidente di turno dell’Unione africana Macky Sall non ha menzionato il blocco dei porti ucraini da parte dei russi come causa della crisi del grano ed a Bruxelles ha puntato il dito sulle sanzioni.
E' notizia dell'ANSA-AFP di KIEV dello scorso 16 agosto: la prima nave umanitaria noleggiata dalle Nazioni Unite per trasportare cereali ucraini è partita oggi dal porto di Pivdenny, nel Sud dell'Ucraina, con un carico di circa 23.000 tonnellate di grano destinato all'Africa. Lo ha reso noto il Ministero delle infrastrutture ucraino.
"La nave Brave Commander con grano per l'Africa ha lasciato il porto di Pivdenny. Questa mattina il cargo è partito per il porto di Gibuti, dove il carico sarà consegnato all'arrivo ai consumatori in Etiopia", ha dichiarato il ministero su Telegram.
Il continente non è autosufficiente economicamente e questo problema va affrontato attraverso la collaborazione interafricana. Deve raggiungere un livello minimo di autonomia che consenta di poter intraprendere azioni indipendenti nel mondo. Quindi sì, l’Africa è vulnerabile.
Concludiamo con le stesse parole dello scrittore così da avere una chiara idea sulla posizione dell'Africa nel merito: “Apprezziamo il contributo dato dall’Urss nella lotta per l’indipendenza africana ma non possiamo dimenticare che anche il periodo della Guerra fredda è stato segnato da opportunismo e sfruttamento, a iniziare dal saccheggio di materie prime, sia da parte dell’Occidente sia da parte della cosiddetta progressista Urss. I giovani africani che andavano a studiare nell’Urss erano vittime di razzismo allo stesso modo che in Occidente. Quindi non abbiamo debiti di gratitudine verso Mosca, soprattutto la Mosca di oggi».
Il testo del Piano Mattei pubblicato in gazzetta ufficiale
E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.267 del 15 novembre 2023, il decreto legge n. 161 recante“Disposizioni urgenti per il «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del Continente africano” 23G00173). ll Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha infatti sottoscritto ed emanato il decreto legge autorizzando quindi la presentazione alle Camere del relativo disegno di legge di conversione.
Il prossimo 1° dicembre sarà istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri, la struttura di missione prevista dal Piano che avrà un coordinatore individuato tra gli appartenenti alla carriera diplomatica, che – viene specificato – verrà “posto in posizione di fuori ruolo”.
Ecco di seguito il testo integrale pubblicato in gazzetta:
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
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Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
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Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e Stati del Continente
africano, al fine di promuovere lo sviluppo economico e sociale e di prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari;
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Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di rafforzare il coordinamento delle iniziative pubbliche e private, anche finanziate o garantite dallo Stato italiano, rivolte a Stati del Continente africano;
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Ritenuta la rilevanza strategica del nesso tra sviluppo sociale ed economico condiviso e responsabilità compartecipate per la stabilità e la sicurezza, quale fondamento di rapporti duraturi di reciproco beneficio tra Italia e Stati del Continente africano;
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Ritenuta la necessità e l’urgenza di definire un piano complessivo per lo sviluppo della collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano, che si inserisca nella più ampia strategia italiana di tutela e promozione della sicurezza nazionale in tutte le sue dimensioni, inclusa quella economica, energetica, climatica, alimentare e della prevenzione e del contrasto ai flussi migratori irregolari;
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Vista, altresì, l’esigenza di un piano che persegua la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, volto a promuovere uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza e che favorisca la condivisione e la partecipazione degli Stati africani interessati all’individuazione, alla definizione e all’attuazione degli interventi previsti dal piano, nonché’ l’impegno compartecipato alla stabilità e alla sicurezza regionali e globali;
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Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 3 novembre 2023;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con i Ministri dell’interno, della giustizia, della difesa, dell’economia e delle finanze, delle imprese e del made in Italy, dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell’ambiente e della sicurezza energetica, delle infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali, dell’istruzione e del merito, dell’università e della ricerca, della cultura, della salute, del turismo, per i rapporti con il Parlamento, per la pubblica amministrazione, per gli affari regionali e le autonomie, per la protezione civile e le politiche del mare, per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per lo sport e i giovani, per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, per le disabilità e per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa;
Emana il seguente decreto-legge:
Art. 1 – Piano Mattei
1. La collaborazione dell’Italia con Stati del Continente africano è attuata in conformità a un documento programmatico strategico, denominato «Piano strategico Italia-Africa: Piano Mattei», di seguito «Piano Mattei».
2. Il Piano Mattei individua ambiti di intervento e priorità di azione, con particolare riferimento ai seguenti settori: cooperazione allo sviluppo, promozione delle esportazioni e degli investimenti, istruzione, formazione superiore e formazione professionale, ricerca e innovazione, salute, agricoltura e sicurezza alimentare, approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche, tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici, ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture anche digitali, valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili, sostegno all’imprenditoria e in particolare a quella giovanile e femminile, promozione dell’occupazione, turismo, cultura, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare e gestione dei flussi migratori legali.
3. Il Piano Mattei prevede strategie territoriali riferite a specifiche aree del Continente africano, anche differenziate a seconda dei settori di azione.
4. Il Piano Mattei ha durata quadriennale e può essere aggiornato anche prima della scadenza.
5. Le amministrazioni statali conformano le attività di programmazione e di attuazione delle politiche pubbliche di propria competenza al Piano Mattei con le modalità previste dagli ordinamenti di settore, nell’ambito delle competenze stabilite dalla normativa vigente.
Art. 2 – Cabina di regia per il Piano Mattei
1. E’ istituita la Cabina di regia per il Piano Mattei, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri e composta dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con funzioni di vicepresidente, dagli altri Ministri, dal Vice Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale delegato in materia di cooperazione allo sviluppo, dal Vice Ministro delle imprese e del made in Italy delegato in materia di promozione e valorizzazione del made in Italy nel mondo, dal presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dal presidente dell’ICE-Agenzia italiana per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, nonché’ da un rappresentante della società Cassa depositi e prestiti S.p.A., uno della società SACE S.p.A. e uno della società Simest S.p.A. Della Cabina di regia fanno, altresì, parte rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, del sistema dell’università e della ricerca, della società civile e del terzo settore, rappresentanti di enti pubblici o privati, esperti nelle materie trattate, individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
2. Su delega del Presidente, la Cabina di regia è convocata e presieduta dal vicepresidente.
3. Per la partecipazione alla Cabina di regia non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.
4. Il segretariato della Cabina di regia è assicurato dalla struttura di missione di cui all’articolo 4.
Art. 3 – Compiti della Cabina di regia
1. Ferme restando le funzioni di indirizzo e di coordinamento dell’attività del Governo spettanti al Presidente del Consiglio dei ministri, la Cabina di regia:
a) coordina, nel quadro della tutela e della promozione degli interessi nazionali, le attività di collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano svolte, nell’ambito delle rispettive competenze, dalle amministrazioni pubbliche ad essa partecipanti;
b) finalizza il Piano Mattei e i relativi aggiornamenti;
c) monitora, anche ai fini del suo aggiornamento, l’attuazione del Piano;
d) approva la relazione annuale al Parlamento di cui all’articolo 5;
e) promuove il coordinamento tra i diversi livelli di governo, gli enti pubblici nazionali e territoriali e ogni altro soggetto pubblico e privato interessato;
f) promuove iniziative finalizzate all’accesso a risorse messe a disposizione dall’Unione europea e da organizzazioni internazionali, incluse le istituzioni finanziarie internazionali e le banche multilaterali di sviluppo;
g) coordina le iniziative di comunicazione relative all’attuazione del Piano Mattei.
Art. 4 – Struttura di missione
1. Per le finalità di cui al presente decreto, è istituita, a decorrere dal 1° dicembre 2023, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ai sensi dell’articolo 7, comma 4, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, una struttura di missione, alla quale è preposto un coordinatore e articolata in due uffici di livello dirigenziale generale, compreso quello del coordinatore, e in due uffici di livello dirigenziale non generale. Il coordinatore è individuato tra gli appartenenti alla carriera diplomatica, posto in posizione di fuori ruolo.
2. La struttura di missione svolge le seguenti attività:
a) assicura supporto al Presidente del Consiglio dei ministri per l’esercizio delle funzioni di indirizzo e coordinamento dell’azione strategica del Governo relativamente all’attuazione del Piano Mattei e ai suoi aggiornamenti;
b) assicura supporto al Presidente e al vicepresidente della Cabina di regia nell’esercizio delle rispettive funzioni;
c) cura il segretariato della Cabina di regia;
d) predispone la relazione annuale al Parlamento di cui all’articolo 5.
3. La struttura di missione è composta da due unità dirigenziali di livello generale, tra cui il coordinatore, da due unità dirigenziali di livello non generale e da quindici unità di personale non dirigenziale. Le unità di personale non dirigenziale di cui al primo periodo sono individuate tra il personale della Presidenza del Consiglio dei ministri e tra il personale dei Ministeri e di altre amministrazioni pubbliche, autorità indipendenti, enti o istituzioni, con esclusione del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario delle
istituzioni scolastiche. Il predetto contingente di personale non dirigenziale può essere, altresì, composto da personale di società pubbliche controllate o partecipate dalle amministrazioni centrali dello Stato in base a rapporto regolato mediante convenzioni. A tal fine è autorizzata la spesa di euro 193.410 per l’anno 2023 e di euro 2.320.903 annui a decorrere dall’anno 2024.
4. Alla struttura di missione è assegnato un contingente di esperti ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, che prestano la propria attività a titolo gratuito con rimborso delle spese di missione. Per le spese di missione di cui al primo periodo nonché’ per le attività della struttura di cui al presente articolo è autorizzata la spesa di euro 41.667 per l’anno 2023 e di euro 500.000 annui a decorrere dall’anno 2024.
5. Il personale della struttura di missione non appartenente alla Presidenza del Consiglio dei ministri è collocato in posizione di comando o fuori ruolo o altro analogo istituto previsto dai rispettivi ordinamenti, ai sensi dell’articolo 17, comma 14, della legge 15 maggio 1997, n. 127. Per la durata del collocamento fuori ruolo, è reso indisponibile un numero di posti nella dotazione organica dell’amministrazione di provenienza equivalente dal punto di vista finanziario. Il trattamento economico del personale di cui al presente comma è corrisposto secondo le modalità previste dall’articolo 9, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 303 del 1999.
6. Ai fini del conferimento degli incarichi dirigenziali, ivi compreso quello di coordinatore della struttura di missione non si applicano le disposizioni di cui all’articolo 5, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135. Resta fermo quanto previsto dall’articolo 1, comma 489, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, e dagli articoli 14, comma 3, e 14.1, comma 3, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26.
Art. 5 – Relazione annuale al Parlamento
1. Entro il 30 giugno di ciascun anno, il Governo trasmette alle Camere una relazione sullo stato di attuazione del Piano, previa approvazione da parte della Cabina di regia. La relazione indica altresì le misure volte a migliorare l’attuazione del Piano Mattei e ad accrescere l’efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi perseguiti.
Art. 6 – Disposizione finanziaria
1. Agli oneri derivanti dall’articolo 4, pari ad euro 235.077 per l’anno 2023 e ad euro 2.820.903 annui a decorrere dall’anno 2024, si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Art. 7 – Entrata in vigore
1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi’ 15 novembre 2023